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Sunday 19 October 2014

Ciao Marisa

Oggi se n'è andato un pezzo assai importante della nostra vita di manessenesi. Sì, perché Marisa Scala (in arte "la Marisa", nota anche nella variante più vernacolare "A Basann-a") era un'istituzione, la rappresentante ufficiale della "manessenesità" nel Mondo. Era quella che, al centro di Piazza Dam, ad Amsterdam, al tonante urlo - tra il rauco e il baritonale - di "Belin!", fece voltare di scatto un gruppo di gitanti conterranei. "Ma siete di Genova?"... e lei. "Perché? Nu se sente?".
In lei tutto ha qualcosa di "storico". Lei è stata la "storica" barista primordiale della Società di Mutuo Soccorso Unione, la prima a stappare Crodini dopo la guerra. Lei è stata la "storica" bidella delle Elementari, l'infaticabile Marisa che saliva e scendeva da un piano all'altro, talvolta gettando su noi, al tempo frugoletti, botte di "Belinaiu" se stavamo fuori dalla classe a cincischiare. E ancora oggi, che pure vesto ufficialmente panni da prof., beh, i suoi recenti "belinaiu" diretti affettuosamente alla mia persona, erano motivo di orgoglio.
Maestra sopraffina di performance a base di barzellette in genovese. Insuperabile. Con lei nasce una vera e propria scuola. E non è un caso che il buon Maurizio Lastrico (anche lui insignito dalla nostra del titolo di "belinaiu" negli anni Ottanta... ), durante i suoi spettacoli, la cita parecchio.
Vedete? Basta mettere mano alla tastiera e, al nome Marisa, fuoriesce uno tsunami di episodi ed eventi memorabili...

Mi piace ricordarla così. Gita a Pompei, fine anni Ottanta. Si gira con la guida per il parco archeologico. Arriviamo nei pressi del lupanare. L'indicazione stradale, posta sul selciato, è molto chiara. ma la guida ci tiene a spiegarla bene: "Come potete notare, questo fallo indica dove si trovi precisamente il lupanare... direi che è inequivocabile, no?". Marisa osserva e ascolta, ascolta e osserva, poi, indicando il segnale, sbotta all'indirizzo della guida: "Come ha detto che si chiama quell'affare lì"... e la guida: "E' un fallo". Marisa ci guarda, strizza l'occhio, sapendoci complici, e replica in genovese: "Saià... ma a mi u me pa'n belin".

Ciao Marisa. Per noi ci sei e ci sarai sempre. (Riccardo S., quello nella classe di Tufacchi)

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